Gli Uffizi nel giorno dei Georgofili

Firenze, 27 maggio 2013
Una grande emozione, per tanti motivi.
Perché il 27 maggio di venti anni fa, alle 1.04 di notte, un'autobomba vigliacca di 200 kg di esplosivo approntata da una mano mafiosa mieteva cinque vittime innocenti, tra cui una neonata, una bambina di 9 anni e uno studente universitario. L'obiettivo degli assassini era lo Stato, e con lui uno dei suoi simboli, la galleria degli Uffizi, che riportò per fortuna danni lievi all'edificio e al patrimonio artistico. Essere lì, proprio oggi, ha voluto dire testimoniare la nostrta vicinanza alle vittime di allora, per non dimenticare, per ribadire che non bisogna arrenderci al male, che la mafia può essere combattuta e sconfitta.
Il Rotary Club Piombino, accorso in 52 tra soci e ospiti, era in visita agli Uffizi proprio in occasione dell'anniversario, forse all'inizio nemmeno del tutto consapevole della concomitanza. La visita alla Galleria, con un guida d'eccezione come il Direttore, il prof. Antonio Natali, appena insignito del PHF, sarebbe stata già un evento.
Ma nelle parole dii Natali, oggi, le tesi sul simbolismo celato nella Madonna delle arpie si mescolavano ai ricordi delle macerie in cui lui e i primi soccorritori inciampavano nel buio della torce (la luce era saltata), poche ore dopo l'esplosione. Ed è impossibile rifuggire alla commozione quando ci mostra le tracce ancora visibili nel corridoio vasariano: il grande dipinto davanti alla finestra, che scosso dallo spostamento d'aria perde il colore, che si sfoglia e cade. O la schiena del busto marmoreo su cui ancora restano i segni, come una frustata, prodotti dai detriti che diventano proiettili. 
Con la stessa passione, con abilità di affabulatore, Natali ci parla del Tondo Doni di Michelangelo e della sua incerta datazione, delle ipotesi che i suoi studi gli hanno suggerito e della poesia che si sprigiona delle opere d'arte: certo, bisogna saperle leggere e saperle ascoltare, rifuggendo dagli atteggiamenti feticisti.
E ci conduce in un viaggio tra Raffaello e Leonardo, tra Goya e i fiammighi, la prospettiva e i simboli teologici, che si conclude poi all'esterno del palazzo, quando ci mostra l'opera "i passi d'oro" dello scultore Roberto Barni, appena inaugurata la notte precedente.
Ci salutiamo a pochi passi dall'Olivo della Pace di via dei Georgofili.
Con la vogia di ritornare ancora a visitare la Galleria.

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